LA STANZA DEL TERAPEUTA: UNO SPAZIO E UN TEMPO PER LA PSICHE
Prendersi cura della psiche è prestare attenzione agli immaginari fugaci o insistenti che ci accompagnano nel quotidiano, ai sogni che ci accompagnano di notte. In un mondo che corre sempre più veloce sembra che questo spazio non possa più esistere. Quello che accade nella stanza della terapia riguarda anche questo: la creazione di uno spazio e di un tempo in cui ascoltare la psiche. In terapia prestiamo attenzione agli immaginari che si presentano, ai sogni e anche ai sintomi che ci fanno stare male, come l'ansia, la tristezza, le paure. Cosa ci sta chiedendo il sintomo? La psicoterapia junghiana prova a dare le risposte, prova a condurre il paziente dentro sè stesso, accompagnato dal terapeuta. Jung ci ha raccontato la psicoterapia come un viaggio in direzione dell'individuazione, che significa diventare ciò che siamo. La scommessa dell'uomo è vivere immerso nelle cose del mondo, ma alla propria maniera: ogni individuo è unico e può trovare il suo personale modo di essere nel mondo. Hillman per raccontare l'unicità di ogni individuo che attende di essere scoperta, ha utilizzato la metafora della ghianda:
"...la vocazione, il destino, il carattere, l’immagine innata: le cose che, insieme, sostanziano la “teoria della ghianda”, l’idea, cioè, che ciascuna persona sia portatrice di un’unicità che chiede di essere vissuta e che è già presente prima di poter essere vissuta." da Il codice dell'anima, di James Hillman.