PSICHE E MITOLOGIA
Uno dei fini della psicoterapia Junghiana è quello di educare la psiche alla capacità immaginativa ed abituarla così a vivere tra le immagini, dato che è composta essenzialmente di immagini, di rappresentazioni. Gli antichi avevano già intuito che la nostra psiche è popolata da tanti immaginari, da tanti personaggi. Tutto ciò era molto ben rappresentato dalla mitologia, per esempio quella greca o romana. Ogni divinità incarnava in qualche modo un archetipo, cioè una struttura psichica, una forma presente nella psiche degli uomini da sempre. In questo modo gli dei, come eventi innanzitutto mentali permettevano di riempire quelle forme, di dare un senso e un nome agli immaginari psichici. Jung sosteneva che con la modernità si è perso il contatto con la nostra dimensione mitica; lo ha espresso chiaramente affermando che "gli dei sono diventati malattie". Per questo la terapia si propone di riconnettere i sintomi alla loro dimensione mitica, affinchè si possa esprimere quella funzione psichica che Hillman chiama base poetica della mente. La mente è fatta si di connessioni neurali, ma anche di storie, ricordi, racconti. Allora una terapia riuscita sarà una collaborazione tra narrazioni: tra il racconto del paziente e quello del terapeuta. Per questo la terapia stessa ha la pretesa di essere anche creativa: si compone insieme al paziente una revisione del suo racconto, in una trama più immaginativa, che implichi il mythos in ogni parte della storia.
